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Il grafico pubblicitario: ecco perché il suo non è “un semplice logo”.

Un simbolo di successo tra online e offline, un lavoro creativo e strategico allo stesso tempo: i segreti di una professione.

Avete presente l’iconico logo di I Love New York? Era il 1976 quando il Department of Commerce newyorkese aveva bisogno di un simbolo in grado di rilanciare lo sviluppo urbano della città: serviva qualcosa di facile da ricordare e, tra le proposte arrivate, la spuntò quella di un grande nome del graphic design, Milton Glaser. Cosa creò lo sappiamo tutti: sostituì graficamente la parola LOVE con un cuore. Erano tempi diversi, le emoticon non esistevano, l’idea piacque subito al committente ed ebbe un successo immediato, mondiale a dir poco. Ma soprattutto capace di rimanere nel tempo. E se si pensa che lo stesso Glaser aveva utilizzato come reference un altro logo creato da Charles Moss un decennio prima, la storia è ancora più affascinante.
Ebbene, questo è il mondo della grafica pubblicitaria: uno dei lavori più richiesti degli ultimi anni, una figura che vanta un grande appeal sul mercato del lavoro grazie soprattutto alla capacità dei professionisti di unire creatività e inquadramento, tra design e progettazione.

Cosa fa il grafico pubblicitario?

Il grafico pubblicitario si occupa principalmente, come suggerisce il titolo, di grafica di marchi e loghi e immagine coordinata di prodotti e realtà aziendali: dal packaging al mondo della pubblicità, passando per i manifesti, le app, i libri e i giornali.
Come? Attraverso l’uso di vari strumenti tecnologici, come gli innovativi programmi di grafica e, grazie al successo dell’ultimo decennio dei social network, può operare in un ampio spettro di applicazioni, dal sito web all’immagine coordinata, appunto, ad indicare la faccia del brand o dell’azienda cliente tra offline e online, nel rispetto della progettualità, degli obiettivi e del target merceologico della stessa.
Un lavoro, quindi, nel quale capacità grafiche e creative si mescolano con attenzione e precisione alla conoscenza e alla padronanza degli strumenti tecnologici del mestiere, in continuo aggiornamento di pari passo alla loro evoluzione e sviluppo, nonché con l’esperienza declinata con intuizione e talento nel riuscire a fornire al cliente il prodotto grafico più idoneo al suo obiettivo e alla sua mission, in vari ambiti e contesti, tra pubblicità tradizionale e adv sul web.

Quali sbocchi professionali per il grafico pubblicitario?

Si va dall’occupazione negli studi professionali di graphic design al mondo della grafica editoriale, passando per le agenzie di comunicazione e marketing e le case editrici ma anche tipografie, web agency, aziende e, infine, per il lavoro da freelance. 

Cosa serve per diventare grafico pubblicitario?

Fondamentale è appunto l’uso di programmi informatici pensati appositamente per la grafica, da InDesign a Photoshop, ad esempio, abbinati all’attitudine agli schizzi manuali da eseguire a supporto della sfera informatica.
Una buona cultura grafica di partenza risulta tassello importante per diventare grafico professionista, ma non è sufficiente se non si considera il valore della formazione qualificata che corsi e master ad hoc possono fornire all’interessato nell’ottica della pubblicità e del marketing.
E se il grafico pubblicitario dovrà badare attentamente all’aspetto estetico dei suoi progetti, l’ambito funzionale dovrà essere non meno importante: saper fare cose che piacciono, infatti, non basterà, ma dovranno essere anche funzionali e utili sotto la lente d’osservazione del marketing, contesto non sempre facile da navigare e con precise regole da seguire.

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Una professione nella quale è bene focalizzare le proprie energie per farsi conoscere sulla base delle proprie capacità e ambizioni.
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